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FOCA ACCETTA: LA CONGREGAZIONE DEGLI ZUMPANI E LA PROVINCIA DI CALABRIA

Il monastero agostiniano di Paola

Monastero di Paola

 

 

LA CONGREGAZIONE DEGLI AGOSTINIANI SCALZI

di Foca Accetta

 

da ANALECTA AUGUSTINIANA, LXVII (2004)

 

 

 

Alle altre componenti dell'Ordine già esistenti in regione si aggiunse nel 1614 la Congregazione degli Agostiniani Scalzi (La Congregazione dei Frati Scalzi dell'Ordine degli Eremitani di S. Agostino venne costituita 16 novembre 1593, con il decreto Cum Ordinis nostri splendorem emanato dal priore generale Andrea Securani, e confermata da Clemente VIII con il breve Docet romanum pontifìcem del 5 novembre 1599. Sulle vicende degli agostiniani scalzi in Calabria Cfr. M. CAMPANELLI, Gli agostiniani scalzi nell'Italia meridionale attraverso l'inchiesta innocenziana, in Ordini religiosi e società nel Mezzogiorno moderno, a cura di B. PELLEGRINO - F. GAUDIOSO, Galatina 1987, vol, I, pp. 231-255; M. GENCO, I conventi agostiniani scalzi. La provincia napoletana, in "Presenza Agostiniana", 1991, n. 3, pp. 23-26; F. ACCETTA, Gli agostiniani scalzi in Calabria, in "Presenza Agostiniana", XXIII, marzo-agosto 1996, pp. 71-77).

Il 22 aprile di quell'anno fu sottoscritto l'accordo per la fondazione "d'un loco et chiesa sotto il titolo di S. Carlo Borromeo" in Castiglione (frazione di Falerna - Cosenza) tra il priore del convento di S. Maria della Verità di Napoli e il principe Carlo D'Aquino. Quest'ultimo s'impegnava a sostenere finanziariamente la realizzazione del complesso religioso e a cedere il terreno necessario. Tuttavia, il convento di S. Carlo ebbe vita breve; a seguito del terremoto del 1638 fu abbandonato e perciò non risulta tra quelli censiti in occasione dell'inchiesta innocenziana. Nel 1656 gli scalzi, per soddisfare le numerose richieste degli abitanti, decisero di ripristinarlo, ma furono costretti a rinunciare nel 1659 poiché la famiglia religiosa presente non rispondeva alle disposizioni pontificie che prevedevano un organico di almeno sei frati per ciascun convento (M. CAMPANELLI, Gli agostiniani scalzi, cit.)

Il secondo convento in ordine di tempo aperto in Calabria è quello di Tropea, fondato nel 1619. In una relazione del 19 marzo 1658, sottoscritta da p. Matteo di S. Eustachio, sulla fondazione del convento si legge: "per rispondere a quello che P. M. R. mi domanda nella sua circa la fundatione di questo convento dico che qui non vi sono scritture autentiche come V.S. desidera haver certezza, per quel che si ritrova, e per quanto ho possuto far diligenza, il convento [fu] fondato nel 1619 nel mese di marzo, con l'occasione della predica del nostro p. Bonaventura, si stabilì detta fundatione benché prima li Padri erano venuti. Il fundatore principale fu l'Ill.mo Vescovo di questa città chiamato D. Fabrizio Caracciolo cavalier napoletano per devotione antica al suo habbito (Archivio di Stato di Roma (ARS), Congregazioni soppresse, agostiniani scalzi, Maria e Gesù, b. 131, fasc. XI, ff. nn.). Il convento fu abolito nel 1809. L'edificio conventuale acquistato dalla famiglia Toraldo fu poi trasformato in abitazione privata; la chiesa dedicata a S. Maria della Libertà è attualmente una delle parrocchiali di Tropea.

Nello stesso anno 1619 gli agostiniani scalzi s'insediarono in Monteleone, oggi Vibo Valentia. Un memoriale, intitolato Origine della fondazione del nostro monasterio nella città di Monteleone, sottoscritto da p. Leone di Santo Gesualdo e datato 25 marzo 1658, fornisce nella prima parte molte notizie circa l'erezione del convento di S. Maria della Pietà: le disposizioni testamentarie del fondatore Scipione Candiota, l'accettazione del testamento da parte degli agostiniani scalzi, il beneplacito delle autorità religiose locali e la presa di possesso del luogo (Archivio di Stato di Roma (ARS), Congregazioni soppresse, agostiniani scalzi, Maria e Gesù, b. 131, fasc. XI, ff. nn).

La seconda parte del documento citato riguarda, invece, lo sviluppo della comunità, l'attività di apostolato dei frati e i rapporti con la città di Monteleone: "si diede principio facendo accomodare l'habitationi per li frati e farci la chiesa da potersi celebrare, e piano piano ad accomodare le altre cose nicessarie per potervi abitare. Vi corse di tempo sino all'anno 1621 quale per il capitolo generale vi assegnarono sei frati di famiglia, cioè tre sacerdoti e tre frati conversi, e così stette per cinque anni continui. Trovandosi molto soddisfatta la città dalli loro santi e dotti documenti si affettionò tanto alli detti RR. PP. che di giorno in giorno andò criscendo la devotione et insieme la carità per potervi fabricare e sostenersi [...]. Et havendo li superiori vista la divotione delli popoli permisero [...] chiamarsi priorato, come fé l'anno 1625, a primo giugno, dove assignarono dodeci frati di famiglia; vedendosi soddisfatta la signoria e tutto il popolo di detta città dalla carità e servitù che a loro da essi [padri è] fatta, e scorgendosi che il loco ove erano fondati era assai angusto et improprio alle loro qualità per essere poco honorato d'habitationi gli propose e offerse la chiesa di S. Giuseppe con tutte le sue entrate e parendo alli RR. PP. bono il sito [...] accettarono il partito e vi fecero parola alli superiori dalli quali [...] vi fu fatta parola alla Sacra Congregazione, dove mostrato il consenso della città e religiosi, la donatione de' mastri di detta chiesa gli concesse licenza da poter passare in S. Giuseppe. Non fu possibile [...] havendo imposto Sua Maestà che li frati havissero da stantiare al primo luoco lasciato dal sig. Scipione e non in S. Giuseppe; del che avvisato li superiori fu per il capitolo detto che non si levasse la prima fundatione et che li frati stantiassero nelle case prese e lasciate dal sig. Scipione Candiota, e così restò per Deo Gratia e sta al presente" (Archivio di Stato di Roma (ARS), Congregazioni soppresse, agostiniani scalzi, Maria e Gesù, b. 131, fasc. XI, ff. nn.). Il convento fu abolito nel 1809 a seguito dei provvedimenti adottati da Gioacchino Murat contro gli Ordini religiosi esistenti nel regno di Napoli.

L'ultimo convento degli agostiniani scalzi in Calabria è quello di Lago, fondato nel 1632 sotto il titolo di S. Maria degli Angeli. La documentazione esaminata (Archivio di Stato di Roma (ARS), Congregazioni soppresse, agostiniani scalzi, Maria e Gesù, b. 131, fasc. XI, ff. nn.) dimostra che le trattative per l'apertura di questo cenobio, voluto dalla famiglia Longo e dall'università di Lago, erano state avviate nel 1614, contemporaneamente a quelle per il convento di Castiglione, ma una serie di difficoltà pratiche impedirono la concreta realizzazione. Il 10 settembre 1614, le autorità cittadine inviarono all'arcivescovo di Cosenza mons. Costanzo una petizione nella quale si legge: "essendo venuti qua li padri Gesimondo e fra Bernardo dell'Ordine degli Scalzi di S. Agostino, et di quella Santa Vita che V.S. Ill.ma creduno sia stata informata, ci han commosso con le loro sante opre a pigliare convento il questa terra della loro religione, et per agiuto di quella terra universale e particolare, ci havemo agiustato in si brevissimo tempo ducati cento d'intrata, oltre molta altra quantità di denari per la fabrica; resta solo che V.S. Ill.ma con la sua solita gentilezza et bontà si degni farci gratia darci la sua benedittione et consenso, et la supplichiamo oltre sia servita di farne doi righi al P[ad]re R.mo loro Vicario Generale dal quale senza dubio speramo con l'agiuto del Signore ricevere questa gratia, et che tra tanto sia lecito a quelli padri [...] mettere la croce, poiché speramo in breve tempo per la grande affettione che havemo pigliare questo convento". All'approvazione dell'arcivescovo, concessa il giorno successivo, seguirono il consenso dei francescani del convento di S. Maria del Soccorso, l'erezione della croce nel luogo designato al "novo monasterio", e infine private e pubbliche elargizioni. La famiglia Longo (Epadimonda e Sartorio), con due atti stipulati rispettivamente il 20 e 21 dicembre 1614, destinò a sostegno dell'erigendo convento 200 ducati, diversi beni fondiari e capi di bestiame, con l'obbligo che fossero celebrate tre messe quotidiane e fosse pagato un vitalizio di 24 ducati annui ad Artemisia Longo. Da parte sua anche l'università (comune) di Lago avvertì la necessità di sostenere la fondazione del convento "perché dette annue entrate date ut supra non sono sufficienti a detto monasterio e padri". Il 26 dicembre 1614, in un "publico parlamento" si trattò la questione e si decise di assegnare ai frati 600 ducati in tre anni, a partire dall'agosto 1615, e che alla costituzione delle singole rate "habbiano di contribuire tutte le persone franche, cioè ogni uno". Tuttavia, a compromettere l'iniziativa e frenare gli entusiasmi contribuirono la morte del p. Bernardo dello Spirito Santo - sepolto "con molta riverenza e devozione del popolo nella chiesa parrocchiale" di Lago - e la decisione dei superiori di non accettare il convento. Le rendite assegnate furono ritenute insufficienti "per lo giusto sostentamento dei frati" e per la costruzione del complesso religioso. Successivamente, nel 1630, il dottor Sartorio Longo, "per sua devotione a quella religione ex nunc mediante donatione irrevocabiliter inter vivos", assegnò agli scalzi una rendita annua di 700 ducati. A seguito della donazione, accettata dai religiosi, sembrava che tutti gli impedimenti per la fondazione del convento fossero stati eliminati, ma non fu così. I frati del 3° Ordine di S. Francesco, infatti, negarono il consenso, che in precedenza avevano concesso. La loro opposizione, giustificata dal timore di subire un decurtamento degli introiti spirituali (messe, elemosine, cerche), fu giudicata non sufficientemente valida, sia dalla curia di Cosenza sia dalla congregazione dei vescovi. Quest'ultima con un decreto del 2 aprile 1632 stabiliva che gli scalzi potessero fondare il convento "iuxsta decretum" dell'arcivescovo di Cosenza del 1614. Per la positiva risoluzione della vertenza la popolazione di Lago, che finalmente vedeva realizzarsi un sogno che durava da circa 20 anni, "ne ha fatto festa con universale allegrezza con sonar li campani a gloria, fattosi luminarie et altri segni, lodandosi il nostro Signore di tanta gratia ricevuta, d'haver questa santa religione in questa Terra". Da parte sua anche la congregazione degli agostiniani scalzi adottò i provvedimenti necessari, che in una memoria, anonima e non datata, dal titolo: Fondatione del convento di S. Maria degli Angeli nella Terra del Lago della Diocesi di Cosenza, Calabria Citra, sono descritti nei termini: "il P.N. Vicario generale con gli altri padri del definitorio dell'istesso anno 1632 determinarono che venissero li nostri padri al Lago et fu eletto per primo presidente e superiore [...] il padre Giulio di Santa Agnese napolitano, il quale arrivò in detta Terra alli 20 settembre del medesimo anno 1632; il quale fu ricevuto con gran allegrezza e giubilo di tutto il popolo di Lago, et considerando il sito dove al presente stà fondato il monasterio commodo per li religiosi che vi doveano habitare et per la gente di detta Terra essendo li vicino benedisse sollennemente la prima pietra alli 4 di maggio dell'anno 1633 e così si diede principio alla fabrica di questo monasterio" (Archivio di Stato di Roma (ARS), Congregazioni soppresse, agostiniani scalzi, Maria e Gesù, b. 131, fasc. XI, ff. nn.).

Il convento fu soppresso nel 1809. Rimane ancora viva la memoria di p. Bernardo dello Spirito Santo tra la popolazione di Lago, tanto che nel luogo dove prima sorgeva la chiesa è stato innalzato un monumento a ricordo, benedetto il 26 ottobre 1957 dal priore generale p. Gabriele M. Raimondo.