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CICLo AGOSTINIANo di Miguel de Santiago a QUITO

Agostino rapito in cielo, opera di Miguel de Santiago nel convento agostiniano di Quito

Agostino rapito in cielo

 

 

MIGUEL DE SANTIAGO

1656

Monastero agostiniano di Quito

 

Agostino rapito in cielo

 

 

 

Questa terza immagine di estasi agostiniana supera le altre per concezione e realizzazione. Si sente la mano di Miguel de Santiago: la struttura è semplice ma stupefacente. La bellezza dell'immagine di Agostino che si alza con le braccia tese, il suo manto luminoso che svolazza lasciando intravedere il saio, denotano una ispirazione artistica di buon livello. Il cielo è stato disegnato sotto forma di bande che corrispondono ai sette pianeti e alle sfere celesti: la Trinità si trova oltre le sfere in una zona sopra il cielo luminosa. Santiago ha forse seguito qualche modello fiammingo che proponeva analoghe scene, o anche il sant'Agostino di Van Dick o Rubens, ma ha trasposto il tutto con grande personalità.

 

Poche sono le opere con questo soggetto. Interessante è quella che Miguel Santiago dipinse nel ciclo agostiniano del monastero di Quito. Santiago ha forse seguito qualche modello fiammingo che proponeva una analoga scena (cui sembra attenersi anche Paris Bordone ?), o forse ha tratto ispirazione dal S. Agostino di Rubens, ma ha trasposto il tutto con grande personalità.

 

 

So - egli dice - che un uomo in Cristo quattordici anni fa, non so se con il corpo o fuori del corpo, solo Dio lo sa, fu rapito fino al terzo cielo. Egli dunque sa che quattordici anni prima un uomo in Cristo era stato rapito fino al terzo cielo. Di ciò egli non ha il minimo dubbio e quindi non dobbiamo dubitare neppure noi. Paolo però dubita d'essere stato rapito con il suo corpo o fuori del corpo; se perciò egli ne dubita, chi di noi oserà esserne certo? Ne verrà forse anche di conseguenza che possiamo dubitare dell'esistenza del terzo cielo, in cui dice che quell'uomo fu rapito? Se infatti gli fu mostrata (in un sogno ispirato) la realtà oggettiva, gli fu mostrato il terzo cielo; se invece gli fu mostrata solo un'immagine somigliante a realtà materiali, quello non era il terzo cielo, ma la visione si svolse secondo un determinato ordine in modo che a Paolo sembrò di salire al primo cielo e poi di vederne un altro al di sopra di quello e di salirvi e di nuovo gli parve di vederne un altro ancora più alto e giunto a quest'ultimo l'Apostolo poté dire di essere stato rapito al terzo cielo. Ma che quello ov'era stato rapito fosse il terzo cielo, Paolo non ebbe alcun dubbio e volle che neppure noi ne dubitassimo. Ecco perché inizia il suo racconto dicendo: Io so; data questa premessa ciò che egli dice di sapere non lo crede vero se non chi non crede all'Apostolo.

AGOSTINO, Genesi 3, 8.