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CICLo AGOSTINIANo di Miguel de Santiago a QUITO

Il sogno di Sigisberto, opera di Miguel de Santiago nel convento agostiniano di Quito

Il sogno di Sigisberto

 

 

MIGUEL DE SANTIAGO

1656

Monastero agostiniano di Quito

 

Il sogno di Sigisberto

 

 

 

L'episodio descritto nel quadro si ispira a un testo leggendario, riferito anche da Giordano di Sassonia, che fu riportato nel manoscritto di Liegi 191 del XV secolo originario di Sainte-Croux di Liegi.

Agostino è disteso sul letto di morte, mentre un angelo porta il suo cuore in una teca. In alto, in un nuvola appare la Trinità che illumina il volto e il corpo di Agostino ormai morto. In primo piano due fedeli si inginocchiano dinanzi alla teca che conserva il cuore miracoloso di Agostino deposta su un altare. La leggenda è cos' ben descritta:

Legitur in historia Sancti Sigisberti Londoniensis archiepiscopi quod ipse beatum Augustinum in maxima devotione habens, sedule exorabat Deum ut aliquam portiunculam de reliquiis sanctissimi praesuli et egregii doctoris Augustini accipere mereretur. Cumque hora prima Sigisbertus in sua capella pia ad Deum fudisset precamina, vidit in extasi angelum domini mirabili claritate fulgentem, ad altare procedentem receptaculum mirae pulchritudinis in manibus gestantem ... E l'angelo gli disse: Ego sum angelus, qui beato Augustino viventi in custodia fui deputatus. Cum autem ex hoc seculo migrasset, praecipiente Altissimo, sustuli et sic incorruptum servavi cor eius ... Cor in crystallo movere coepit, et os cordis quasi ad laudandum Deum aperire, quasi diceret: "O sancta Trinitas, quam libenter te dictando, scribendo, praedicando laudarem, si in corpore meo viverem !"

Il medesimo testo si trova nei manoscritti di Parigi lat. 3632 del secolo XV, di Treviri 1174 del secolo XV e 1374 del secolo XVI. Giordano di Sassonia (1300-1380), riferendosi allo stesso episodio, scrive: "si dice che alla morte di sant'Agostino il suo cuore fu estratto dal petto o da un angelo, o da pii amici del vescovo. Nei rivolgimenti dei tempi questo cuore disparve. Sigisberto, vescovo di Lione, nel 960, caldo ammiratore di Agostino, miracolosamente ritrovò questo cuore. Sigisberto aveva sovente chiesto a Dio la grazia d'accordargli qualche reliquia del santo vescovo di Ippona, in premio del particolare culto alla memoria di lui. Nelle sue orazioni esprimeva spesso questo suo desiderio, o piuttosto, questo desiderio era diventato la sua solita preghiera. In questa preghiera un giorno lo sorprese il sonno: ed ecco che un angelo gli apparve un attimo, con in mano un piccolo vaso di cristallo di mirabile fattura, cerchiato d'oro e d'oro finissimo ne era il piede. La scatola che lo conteneva risplendeva di perle. Tu dormi o Sigisberto, gli disse l'angelo, e svegliati. "Chi siete ? " risponde il vescovo di Lione.

"Io sono l'angelo custode del grande Agostino, custode ora del cuore suo; Dio l'ha voluto, perché questo cuore non perisse, questo cuore che arse di tanto amore verso di lui e che tanto sublimemente discorse della santissima Trinità. Levati e prendi il dono prezioso che Dio m'ingiunse di portarti a consolazione tua e di tutti gli uomini religiosi."

Ciò detto l'angelo disparve. Il vescovo svegliato trovò il vaso ove l'angelo l'aveva deposto, cioè sull'altare. Il cuore di Agostino era fresco come se fosse allora uscito dal suo corpo. Del qual miracolo si sparse la fama in tutta la diocesi di Lione e si celebrò con solenne festa quel prodigio. Fu cantato il Te Deum e quando risonarono le parole dell'inno di sant'Ambrogio Sanctus sanctus, parve si movesse il cuor d'Agostino e palpitasse d'amore per il Dio vivente. Ogni qualvolta dinanzi la cuore di Agostino veniva pronunziato il nome della S. Trinità o che era letto qualche brano del trattato di lui sulla Trinità, il suo cuore si muoveva." Ma superiore ad'ogn'altra reliquia si è quel Cuore suo grande, che lui medesimo dichiarava, essersi saettato dall'Amor di Dio, e ferito con cinque piaghe. Questo si dice portato miracolosamente dà un Angelo entro un Tabernacolo di Cristallo a S. Sigisberto Vescovo Lurudunese, e tenuto in Sassonia con somma riverenza di quei popoli, concorrendo Iddio con ispezial prodigio ad accrescerne la divozione. Mentre ogn'anno nell'giorno della SS. Trinità ei suol palpitare, come se fosse vivo, ed allorché si canta il sacro Trisagio del Santus, si muove, e si gonfia; formandone di ciò testimonianza il Beato Giordano di Sassonia nel suo Sermone 249. Girolamo Romano nella Centuria 6 della sua Cronica, Giovanni Maburno Canonico regolare nel titolo vigesimo del suo Roseto, e Florenzo Batavo nel libro quinto dell'Instituzione di Cristo al cap. 11. Il quale pur anche asserisce trovarsi tal cuor ferito, onde canta mirabilmente Emmanuel Corres nella parte 2 della Vita di S. Giovanni Facondo. "Gentis Eremicolae Pater Augustinus amore Divino accensus Christum meditatus, ab illo Fonte capit plagas, ex illo fonte sagittas, Nobile stemma suis, qualis qui tertia Coeli Limina conscendit raptus, cui gloria Christi Stigmata."

I brani sono riportati dal libro di Grandi Vittore Silvio, VITA DELL' DOTTOR DELLA CHIESA S. AURELIO AGOSTINO, VESCOVO DI BONA IN AFRICA. VNITEVI LE CONFESSIONI E REGOLA DEL MEDESIMO S. PADRE, COLLA STORIA E CONFUTAZIONE DOGMATICA DELLE ERESIE MANICHEA, DONATISTA E PELAGIANA; E COLL'INDICE DELLE CONGREGAZIONI MILITANTI SOTTO IL SUO INSTITUTO E DI TUTTI GLI LIBRI DA LUI DATI ALLA LUCE, Venezia 1712, pag. 300-301