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CICLo AGOSTINIANo di Miguel de Santiago a QUITO

Ambasciata di Agostino presso l'imperatore Onorio, opera di Miguel de Santiago nel convento agostiniano di Quito

Ambasciata di Agostino presso l'imperatore Onorio

 

 

MIGUEL DE SANTIAGO

1656

Monastero agostiniano di Quito

 

Ambasciata di Agostino presso l'imperatore Onorio

 

 

 

L'iscrizione ricorda la Legatione fungitur ad Honorium Imperatorem contra Donatistarum pervicaciam severis legum poenis coercendam; quibus tamen reducendis Episcopatum cedere paratus erat. In realtà Possidio, il primo biografo di Agostino, menziona Onorio in relazione alla conferenza di Cartagine del 411. Chi andò da Onorio furono Possidio stesso, Laurenzio, Benenatus e Presidio. Il soggetto viene proposto per la prima volta da Schelte da Bolswert. Nella scena raffigurata da Miguel de Santiago, che ripropone quella incisa nella stampa dell'artista di Anversa, Agostino seguito da un frate arriva al palazzo imperiale, dove è accolto da Onorio e i suoi funzionari. Onorio è rappresentato come una specie di Carlo Magno, anziché come un giovane di 26 anni, quale era a quel tempo.

 

L'episodio narrato è leggendario e, dopo un primo probabile accenno di Ganassini a Viterbo, fu introdotto con grande risonanza da Bolswert, che riprese il fatto da un'opera degli eremitani agostiniani di Anversa.

 

18. 1. Anche contro i pelagiani, nuovi eretici del nostro tempo, abili polemisti che con arte sottile e nociva scrivevano e parlavano ovunque potevano, in pubblico e nelle case private, Agostino ebbe a che fare per circa 10 anni: a tal riguardo scrisse e pubblicò molti libri e molto spesso predicò in chiesa al popolo su questo errore.

18. 2. Poiché questi perversi con grande attività cercavano di attirare alla loro perfidia anche la sede apostolica, in maniera pressante anche concili di vescovi africani si adoperarono perché i papi della città santa, prima il venerabile Innocenzo e dopo il beato Zosimo suo successore, si convincessero quanto quella dottrina dovesse essere respinta e condannata dalla fede cattolica.

18. 3. Quei vescovi di sede tanto importante in tempi diversi condannarono i pelagiani e li separarono dalle membra della chiesa, e con lettere inviate alle chiese d'Africa, d'Oriente e d'Occidente, stabilirono che quelli dovevano essere condannati ed evitati da tutti i cattolici.

18. 4. Anche il piissimo imperatore Onorio, informato di questo giudizio emanato contro i pelagiani dalla chiesa cattolica di Dio, si uniformò ad esso e con alcune sue leggi li condannò e decretò che quelli dovevano essere considerati eretici.

18. 5. Per cui alcuni di loro, che si erano allontanati dal grembo di santa madre chiesa, vi sono ritornati e altri ancora vi ritornano, mentre si fa strada e prevale sempre di più contro quel detestabile errore la verità della retta fede.

18. 6. Quell'uomo memorabile era un importante membro del corpo del Signore, sempre sollecito e vigile per tutto ciò che riuscisse utile alla chiesa universale.

POSSIDIO, Vita Augustini, 18, 1-6