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Percorso : HOME > Monachesimo agostiniano > Storia dell'Ordine > Magna Unio > Studi storici > Balbino RanoBalbino rano: Storia dell'ordine agostiniano (1244-1350)
Agostino, opera di Bellini
STORIA DELL'ORDINE AGOSTINIANO (1244-1350)
di Balbino Rano
Si può parlare di un periodo di maturazione, di progresso e di fioritura. Come si è visto, all'inizio l'Ordine era incentrato principalmente in Tuscia. Con questo nome tuttavia non dobbiamo intendere soltanto la regione attuale di Toscana, ma un territorio più vasto comprendente pure zone che fanno parte attualmente del Lazio e delle altre regioni confinanti, benché i nuclei fondamentali dei gruppi che costituivano l'Ordine si trovassero nelle vicinanze di Lucca e di Siena. Da un mandato di procura, stilato il 3.5.1250 nel capitolo generale di Cascina (Pisa), veniamo a sapere che già allora l'Ordine possedeva almeno 61 case, che si estendevano, oltre che in Toscana e nel Lazio, in Liguria, Umbria, Romagna.
A Roma, gli agostiniani ottennero la loro prima casa, quella di S. Maria del Popolo, nel 1250, quando i Francescani che ne erano gli antichi proprietari si trasferirono a Santa Maria di Ara Coeli presso il Campidoglio. Non sappiamo quando si propagarono fuori d'Italia. Senza dubbio già erano in Francia e Inghilterra prima del 5 luglio 1255. Ci sono testimonianze dell'esistenza dell'Ordine in Germania e in Spagna già prima dell'unione del 1256. Con l'unione del 1256, l'Ordine si estese specialmente in alcune regioni, secondo l'origine e l'estensione già raggiunta dagli Ordini che all'unione presero parte. L'Ordine dei Guglielmiti poté recare un proprio contributo, ma furono pochi i conventi che rimasero nell'Ordine agostiniano, soprattutto a partire dalla bolla Ea quae iudicio (30.8.1266) con la quale Clemente IV decideva il ritorno all'Ordine di s. Guglielmo di talune case, che erano continuate a restare incorporate all'Ordine agostiniano a seguito della grande unione del 1256; l'Ordine guglielmita, infatti, come abbiamo ricordato sopra, non aveva acconsentito in quanto tale all'unione e già con la bolla Licet olim (22.8.1256), il Papa aveva loro concesso di continuare come Ordine indipendente.
Ciò nonostante rimasero all'Ordine agostiniano le case di Germania e di Ungheria. Non continuarono a far parte dell'Ordine agostiniano neppure i Guglielmiti di Montefavale (Pesaro), che entrarono a far parte dell'Ordine dei Cistercensi. Un buon contributo venne recato invece dall'Ordine degli Eremiti di Giovanni Bono. Esso era esteso in Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto e Umbria. Un altro bel gruppo fu quello degli Eremiti di Brettino (Pesaro). Come quelli di Giovanni Bono, anche questi avevano la Regola di s. Agostino ed erano mendicanti. L'Ordine era esteso principalmente nella Marca anconitana; poi si estese pure in Romagna, Veneto e Umbria. In quel medesimo anno 1256 venne realizzata un'altra unione con l'Ordine. Non si trattava di un altro Ordine, ma di una provincia italiana: il 27 luglio, il priore provinciale della provincia di Lombardia, che si chiamava Nicola, dell'Ordine dei Poveri Cattolici, a nome proprio e dei membri della sua provincia, emetteva a Milano l'atto di incorporazione all'Ordine agostiniano, obbedendo alla "santa Madre Chiesa romana e a Riccardo, cardinale diacono di Sant'Angelo". Il loro convento di Milano era intitolato a s. Agostino, ed essi ne seguivano la Regola.
Alessandro IV approvò e confermò l'unione con la bolla Iustis petentium (23.10.1257). Il processo di tutte queste unioni non fu una cosa facile. Bisognò superare molte difficoltà che sorsero nel corso degli anni. Vari furono gli Ordini uniti. Come ci attesta la stessa documentazione della unione dei Poveri Cattolici, erano state incluse nella unione del 1256 altre professioni, oltre a quelle già citate: "aliae aliorum vocabulorum nuncupationibus": altre che venivano indicate con altri nomi. E' stato detto ripetutamente che dell'unione fecero parte pure i membri dell' "Ordo fratrum Poenitentiae Iesu Christi", (Frati del Sacco), che avevano la Regola agostiniana (cfr. Giordano da Sassonia, Vitasfratrum, I, 14, ed. cit., p. 47, e altri autori). Ma ciò non risponde a verità. Tale Ordine rimase indipendente finché venne soppresso secondo la decisione del II Concilio di Lione (1274). Più tardi, alcuni dei suoi conventi, in numero inferiore tuttavia a quello incorporato da altri Ordini, entrarono a far parte dell'Ordine agostiniano. Uno di questi conventi fu quello di Parigi, nel quale gli A. si trasferirono nel 1293 e che è situato nell'attuale "Quai des Grands Augustins". Il 10 ottobre 1290, Niccolò IV ordinò al patriarca di Gerusalemme di cedere agli Agostiniani il convento dei Saccati a S. Giovanni d'Acri, dove restavano soltanto tre frati. Un anno più tardi, tuttavia, la città cadde in mano agli infedeli e la disposizione pontificia non poté essere attuata. E' difficile determinare il numero di case di A. fino al tempo della unione.
E' stato detto che, al tempo dell'unione, ci sarebbero state circa 180 case, che salirono a circa 300, vivente il cardinale Riccardo degli Annibaldi. Forse con un ottimismo esagerato, è stato calcolato che il numero degli Agostiniani fosse rispettivamente di 2.000 e 3.000 unità. Non meno difficile è arrivare al numero delle province raggiunte con la grande unione. Sappiamo con certezza che ve ne erano. Ciò viene attestato da Alessandro IV nella stessa bolla Licet Ecclesiae catholicae. E' stato ripetuto che erano quattro. Tuttavia, furono senza dubbio in numero superiore. Probabilmente in territorio extra-italiano si ebbero province almeno dal 1256 in Germania, Francia, Inghilterra e Spagna. Tutto sembra indicare che in Italia ve ne furono diverse, confermando almeno quelle già esistenti propriamente come tali o che si somigliavano. E' molto probabile che risalgano per la loro origine a quegli stessi giorni le province di Lucca o Pisa, di Siena, di Roma e di Spoleto. Nelle regioni in cui predominavano coloro che provenivano dall'Ordine degli eremiti di Giovanni Bono, vi erano forse quelle della Lombardia, della Romagna "citra Padum" o semplicemente Emilia-Romagna e la Romagna "ultra Padum" o Marca trevigiana.
Quelli che provenivano dall'Ordine degli eremiti di Brettino dovettero costituire la Firmana e la Anconitana. Fino al 1295 non possediamo una lista delle province dell'Ordine. Sulla base di un documento del capitolo generale di Siena (1295), troviamo rappresentate, in tale capitolo, le seguenti province in questo ordine:
1) Romana
2) Regno
3) Firmana
4) Anconitana
5) Spoletana
6) Senese
7) Pisana
8) Lombarda
9) Romagnola
10) Trevigiana
11) Ungheria
12) Germania
13) Francia
14) Inghilterra
15) Provenza
16) Spagna.
Sedici era il loro numero esatto. Non si può provare con documenti l'anno della loro fondazione, tuttavia di alcune consta molto presto l'esistenza: quella di Spagna nel 1257, quella di Pisa nel 1259, quella di Siena nel 1260, quella Anconitana nel 1262. Questa tappa venne segnata da una continua crescita dell'Ordine in tutti i sensi. Appunto Tolomeo Fiadoni da Lucca (†1327) pone già a cominciare dal 1285 il progresso dell'Ordine in studi e persone di grande valore: "In questo stesso tempo - egli dice - l'Ordine agostiniano viene promosso quanto a maestri a Parigi, mentre in precedenza ne erano stati impediti; oggi esso è reso eminente da uomini ben preparati, tra i quali emerge fra Egidio di nazione romano e arcivescovo di Bourges" (Hist. Eccles. a nativitate Christi usque ad annum circiter MCCCXII, RIS., vol. XI, Milano 1727, c. XV, lib. 13, col. 1191). Nel 1329 vi erano già 24 province. Non appare tra quelle registrate nel 1295, la Firmana, che probabilmente si era fusa con l'Anconitana; non vi compare neppure quella di Germania, che si era suddivisa in quattro, ossia: Baviera-Boemia, Colonia, Reno-Svevia e Turingia-Sassonia. Oltre a queste quattro, appare quella della Terra del Lavoro o Napoletana, che nacque come divisione di quella del Regno o Puglia. E' presente pure in Italia quella di Sicilia, e nelle isole del Mediterraneo la provincia di Terra Santa, chiamata pure provincia Oltre-marina o di Cipro, che occupò le isole del Mediterraneo orientale: Creta, Corfù, Cipro e Rodi specialmente. In Spagna fa la sua comparsa la provincia di Aragona o Catalogna. In Francia si crearono in questo periodo la provincia di Tolosa, che nacque da quella di Provenza, e quella di Narbona.
Questo numero di province rimase immutato fino al sec. XV. Esso era ancora tale nel 1465 (cfr. Anal Aug 4 [1911-2] p. 82). Si realizzò poi la suddivisione di alcune province; in seguito, tuttavia, si unirono nuovamente. L'Ordine si estendeva dalla Polonia e Ungheria fino al Portogallo; dall'Irlanda alle isole del mare Egeo. In questi limiti l'Ordine si manterrà fino al sec. XVI, con l'aggiunta di qualche convento nei Balcani, in Ucraina e nei paesi baltici. Il periodo di progresso continuo si protrasse fino al 1350 circa. Ciò nonostante si poteva già rilevare qualche cedimento nella osservanza anche prima di questa data, soprattutto nella questione della povertà. Di qui la forte presa di posizione del p. generale Guglielmo da Cremona contro la situazione creatasi e le sue esortazioni a superare la crisi poco dopo essere stato eletto (1326). Preoccupato com'era dell'osservanza religiosa, voleva che la vita dei religiosi ne fosse la migliore raccomandazione. Non bisogna dimenticare che al suo fianco simpatizzavano alcuni A. che promovevano la vita evangelica sostenuta dagli spirituali francescani, senza tuttavia cadere negli eccessi di questi ultimi. Essi difesero sempre l'unità dell'Ordine, pur dovendo far fronte a non poche sofferenze, come fece il b. Simone da Cascia. Sul problema della povertà, interverrà nel 1357 il padre generale Gregorio da Rimini.