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Balbino rano: L'APOSTOLATO AGOSTINIANO

Agostino vescovo e monaco insegna ai discepoli

Agostino insegna

 

 

L'APOSTOLATO AGOSTINIANO

di Balbino Rano

 

 

 

Parlando dell'origine dell'Ordine e della esenzione, si è già ricordato come l'Ordine agostiniano, fin dai suoi inizi, chiedesse alla Santa Sede che i propri membri potessero dedicarsi all'apostolato diretto. Si è visto inoltre come i papi stessi, già nei sec. XIII-XIV, proponessero loro come modello di predicazione sant'Agostino. Giordano da Sassonia presenta l'apostolato e l'insegnamento, insieme al culto divino, come le opere alle quali devono attendere i membri dell'Ordine che ne abbiano le qualità adatte: "è cosa certa che l'Ordine sia stato fondato principalmente sulle opere spirituali che appartengono alla vita contemplativa; e tali opere sono le seguenti: cantare l'ufficio divino, servire all'altare, pregare, salmodiare, attendere alla lettura o allo studio della Sacra Scrittura, insegnare e predicare la Parola di Dio, ascoltare le confessioni dei fedeli, procurare la salvezza delle anime con la parola e con l'esempio" (Vitasfratrum, II, XXVI, ed. cit. p. 260).

Per questo, ogni comunità deve essere pure un centro di apostolato. Diversi tra gli autori che hanno scritto già nel secolo XIV sull'argomento della formazione dei giovani agostiniani hanno sottolineato di proposito la buona opera apostolica dell'Ordine. Niccolò IV, con la bolla Necessitates miserabilis terrae (5 gennaio 1290), dava incarico al p. generale di scegliere 20 frati dell'Ordine perché andassero in giro per l'Italia a predicare la crociata contro i Saraceni e in favore della Terrasanta. Un incarico simile veniva affidato contemporaneamente ai Domenicani e ai Francescani. Tuttavia, il fatto che fossero invitati anche gli Agostiniani è una riprova della stima che l'Ordine si era andato guadagnando presso la Santa Sede. L'efficienza degli Agostiniani nell'apostolato già nel secolo XIII viene chiaramente dichiarata dalla bolla Ad fructus uberes di Celestino V - e ciò viene confermato da Bonifacio VIII con l'Inter sollicitudines Nostras (1303) - con cui viene concessa loro l'esenzione relativamente alla predicazione e alle confessioni, in considerazione dei frutti abbondanti realizzati fino a quel momento e che verranno realizzati in futuro: anzi l'esenzione viene loro concessa appunto perché possano realizzare frutti maggiori e migliori.

Vari autori agostiniani che scrivevano per la formazione dei giovani dell'Ordine fanno notare con frequenza l'impegno dei membri nelle opere apostoliche, come frutto della loro contemplazione. E' sufficiente leggere l'Anonimo fiorentino, Nicola da Alessandria, Enrico da Friemar e altri. Né meno espressiva è la vita contemporanea di s. Nicola da Tolentino († 1305), del beata Agostino da Tarano († 1309). San Nicola fu un buon esempio di tale apostolato: persona semplice com'era, in tutte le parti in cui si trasferì sotto la direzione dell'obbedienza, si dedicò con buon esito alla predicazione e soprattutto a ricevere confessioni e a visitare gli infermi. Mentre s. Nicola da Tolentino era ancora in vita, Giacomo da Viterbo scrisse la Summa de peccatorum distinctione, un libro molto utile per gli Agostiniani che esercitavano il ministero delle confessioni: è il primo libro del genere pubblicato da un agostiniano.

L'Anonimo fiorentino scrisse, verso il 1326, che la missione affidata dalla Chiesa agli Agostiniani era stata "che rendessero liberi i fedeli dai vizi e dai peccati, cosa che fanno fino al giorno d'oggi con pienezza e che faranno di bene in meglio, portando frutti meravigliosi nel campo del Signore, con il suo aiuto...; i quali, moltiplicatisi con l'esempio di una santa vita e con la chiarezza della scienza, invadono il mondo". Diversi sono stati gli Agostiniani che hanno scritto sui metodi di formazione. Tra essi, vogliamo ricordare Tommaso da Todi, che, nel 1384, compose un ottimo trattato Ars sermocinandi, divulgatissimo e molto utilizzato in tutta Europa e del quale ancora oggi esistono almeno una trentina di manoscritti risalenti ai secoli XIV-XV. Magnifici rappresentanti dell'apostolato sono i grandi predicatori che l'Ordine ha avuto nei tempi diversi. Uno di coloro che maggior bene fecero nel sec. XIV fu il beato Simone da Cascia († 1348). Rappresentò un modello straordinario: difese con ardore la vita evangelica nella pienezza della sua esistenza; si fondò principalmente sulla Sacra Scrittura; i Santi Padri, particolarmente s. Agostino, gli furono familiari; si conservò in un equilibrio straordinario, senza spaventarsi dei contrasti da parte di coloro che non sentivano il Vangelo con tanta autenticità. Nel 1479 muore san Giovanni da Sahagùn in Salamanca, il quale con la sua predicazione seminò la pace e difese con efficacia la classe semplice e lavoratrice dalle ingiustizie di signori e padroni, correndo per questo anche il rischio per la sua stessa vita. Uno dei migliori predicatori del suo tempo in Italia fu il padre Mariano da Genazzano († 1498): sono prive di fondamento le accuse che gli sono state rivolte dai difensori del Savonarola e del beato Bernardino da Feltre. San Tommaso da Villanova († 1555) viene considerato, con l'altro agostiniano Dionisio Vàzquez († 1539), tra i tre o quattro rinnovatori della predicazione cristiana in Spagna nel sec. XVI.

Abramo di S. Chiara († 1709) fu il grande predicatore della corte di Vienna. Giacomo Doyle († 1834), vesc. di Kildare e Leighlin, fu uno di coloro che maggiormente difesero la libertà e la dignità dell'Irlanda. Forse il migliore oratore di Spagna, alla fine del sec. XIX e all'inizio del XX, fu il vescovo di Salamanca, Tommaso Càmara († 1904). Straordinario anche come oratore il padre Zaccaria Martìnez, arcivescovo di San Giacomo di Compostella († 1933). L'attività apostolica agostiniana non è stata in tutte le parti realizzata con il medesimo stile. In Italia ha predominato l'attività parrocchiale o di servizio alle chiese, predicazione e missioni ai fedeli. Anche in Francia ebbero grande importanza l'aspetto parrocchiale e le missioni rurali. In Belgio, soprattutto a partire dal sec. XVII, ebbe notevole rilievo la formazione della gioventù per mezzo di collegi. In Inghilterra gli Agostiniani esercitarono la missione sacerdotale nell'ambito della classe media soprattutto attraverso le loro chiese. In Germania, "più che tutti gli altri religiosi, gli Agostiniani predicavano al popolo, riconoscendovi un mezzo importantissimo per influire sulle masse. Nei grandi conventi si pensava, tra le prime cose, a formare e stabilire il predicatore. Un carattere dell'Ordine in Germania erano le funzioni liturgiche, cui si univa sempre la predica" (Vonschott, cit. da A.C. De Romanis, Gli Agostiniani, Milano 1933, p. 26). In Spagna, oltre al servizio nelle chiese, si dedicarono molto alla predicazione e, già dal secolo XVI, avviarono i collegi per la formazione della gioventù, che a poco a poco vennero a costituire l'apostolato più importante dell'Ordine. Allo stesso tempo, come pure in Portogallo, a partire dal secolo XVI, l'Ordine si è contraddistinto per il notevole impegno nelle missioni. Grande opera di apostolato e di promozione cristiana sociale ha svolto e svolge ancora l'Ordine per mezzo della devozione a s. Rita. Merita particolare menzione l'opera "Officine di s. Rita" (Talleres de santa Rita), fondata dal grande apostolo p. Salvatore Font († 1908) per aiutare i bisognosi. Un grande apostolato e servizio alla Chiesa l'Ordine ha esercitato pure attraverso i molti A. che sono stati creati vescovi: fino al secolo XVI, ve ne sono stati circa 350.

Il servizio alla Chiesa è stato considerato nell'Ordine una sua speciale prerogativa, date la sua origine e fondazione volute dalla Santa Sede: così Giordano da Sassonia, e con lui la tradizione dell'Ordine, afferma che, considerando quanto ha fatto per l'Ordine la "sancta Romana Ecclesia", "troveremo che essa è la vera e immediata istitutrice di questo Ordine. E questa è in verità una prerogativa singolare di questo Ordine, che non si riscontra per nessun altro Ordine.., e questo stimo cosa migliore di ciò che qualsiasi uomo santo avrebbe potuto fare" (Vitasfratrum, I, XIX, ed cit., pp. 67-70). Per questo conclude il capitolo rivolgendosi all'Ordine nei seguenti termini: "Cose gloriose, direi, sono state proclamate della tua propagazione, che hai avuto un tempo dal Padre, ossia il beato Agostino; ma ancora più gloriose sono state le cose proclamate della tua istituzione che hai ricevuto dalla Madre, ossia la santa Chiesa universale" (ivi). Queste parole di Giordano da Sassonia si incontrano già per la sostanza, e talvolta persino alla lettera, nel Sermone indirizzato agli Agostiniani, che Ermanno da Schildesche scrisse nel 1334. Già nel sec. XIII l'Ordine si gloria di possedere, come qualcosa che debba continuare, un penitenziere minore nella Curia romana: nello stesso testo delle costituzioni, composto prima del capitolo generale del 1287, si trova la prescrizione di suffragi per lui. Il primo che si conosca di nome è un certo Guglielmo. Il più noto è il beato Agostino da Tarano († 1309). Una delle prerogative che maggiore soddisfazione procurarono all'Ordine nel corso dei secoli fu il fatto che, almeno dal 1352, un agostiniano era il Sacrista del Papa, incarico che, per un certo periodo, portò con sé anche la dignità di bibliotecario e confessore del Papa. Inizialmente, non si trattava di un privilegio dell'Ordine, ma di fatto si eleggeva un agostiniano.

Fu Alessandro VI a concederlo come un privilegio con la bolla Ad sacram (15 ottobre 1497). Il titolare è stato quasi sempre vescovo. Varie sono state le funzioni che il Sacrista ha disimpegnato nel corso dei tempi. Nel 1824, Leone XII lo fece pure parroco di tutte le sedi pontificie. Con la costituzione Ex Lateranensi pacto (30 maggio 1929), Pio XI costituì il Sacrista vicario generale del Papa nella Città del Vaticano e affidò agli A. la parrocchia del Vaticano, mentre quella di Castelgandolfo - affidata fino ad allora agli A. - venne assegnata ai Salesiani. Vari sono stati i Sacristi dotati di grande personalità. Il p. Angelo Rocca († 1620) fu il fondatore della biblioteca Angelica, la prima aperta (1613) al pubblico a Roma; egli fu inoltre teologo notevole. Grande fama di santità ebbe il ven. Giuseppe Bartolomeo Menocchio († 1823), il quale svolse uno straordinario apostolato di predicazione attraverso l'Italia: di lui è stato introdotto il processo di beatificazione. Un buon servizio l'Ordine ha prestato alla Chiesa con la sua partecipazione ai concili. Vi hanno partecipato da quello di Lione II in poi. Nel Concilio di Costanza (1414-18) erano presenti 19 Agostiniani, cinque dei quali erano procuratori di principi o di repubbliche. Un altro di coloro che assistettero fu lo svizzero Giovanni Zaccaria, il quale, per la sua attività intellettuale circa la questione degli Hussiti, venne denominato "Hussii flagellum" e meritò la rosa d'oro. Tra i vari A. che assistettero al Concilio di Basilea (1431-37), c'era Albertino Crespi, il quale venne inviato dal Concilio come legato presso Giovanni il Paleologo, imperatore di Costantinopoli; si adoperò molto per l'unione dei greci. Già abbiamo riferito la grande attività di Egidio da Viterbo per il Concilio Lateranense V (1512-17); se ci si fosse comportati come egli aveva suggerito, le cose sarebbero andate molto diversamente nella Chiesa.

Nel Concilio di Trento, la presenza degli A. fu molto più abbondante; propugnarono sempre una dottrina equilibrata, senza lasciarsi trascinare dall'ansia di pervenire a posizioni sempre in contrasto con quelle protestanti. Perciò difesero con assoluta fermezza la funzione della fede, le conseguenze del peccato originale, la necessità della grazia, il continuo ricorso alla Sacra Scrittura. Questo fece sì che taluni abbiano creduto di poterli tacciare di luteranesimo. Già abbiamo indicato il generale dell'Ordine, Gerolamo Seripando, come il principale tra tutti i teologi: egli difendeva un agostinismo genuino e morì nel 1563 mentre ricopriva la carica di cardinale presidente del Concilio. Notevoli furono gli apporti del suo successore nel generalato, Cristoforo da Padova, e del portoghese vescovo di Leiria, Gaspare Casal.