Percorso : HOME > Monachesimo agostiniano > Storia dell'Ordine > Magna Unio > Studi storici > Balbino Rano

Balbino rano: LA AFFILIAZIONE AGOSTINIANA

sant'Agostino in una miniatura medioevale

sant'Agostino

 

 

LA AFFILIAZIONE AGOSTINIANA

di Balbino Rano

 

 

 

L'affiliazione agostiniana nasce nel marzo 1244, come risultato della unione di diversi gruppi cremitici decretata il 16.12.1243 da Innocenzo IV con due bolle intitolate rispettivamente Incumbit Nobis e Praesentium vobis. Le bolle erano dirette a "tutti gli eremiti di Tuscia, eccezion fatta dei Fratelli di s. Guglielmo". La bolla Praesentium vobis espone le modalità con cui doveva essere operata l'unione. La Incumbit Nobis è la carta di fondazione dell'Ordine. Il Papa espone i mezzi che ha ritenuto opportuno prendere a loro riguardo, dopo essersi convenientemente informato mediante una diligente relazione di Fratello Stefano e di altri tre eremiti sopra il genere di vita che essi conducevano.

Egli giustifica il suo modo di fare e il suo intervento, dichiarando che gli compete di agire in questo modo a motivo del suo ufficio pastorale e delle esigenze ad esso connesse, tra cui quella di impiantare la religione o forme di vita religiosa, e di favorire quella che sia già impiantata, come pure di confermare tutti e ciascuno nel proprio santo proposito, per evitare che essi vengano meno o si intiepidiscano. Per questo, non volendo che i suddetti eremiti "vaghino senza pastore come pecore sperdute tra le orme dei greggi", ordina che, per conformarsi tutti a un medesimo genere di vita regolare, prendano la Regola e l'ordine di vita di s. Agostino e che professino di vivere in seguito secondo tale ordine o forma di vita, col quale non dovevano essere in contraddizione le osservanze o costituzioni che essi stessi dovevano poi elaborarsi.

Inoltre, dovevano provvedersi, mediante elezione canonica, di un priore generale. Se fossero sorte difficoltà, avrebbero dovuto far ricorso al cardinale diacono di S. Angelo, Riccardo degli Annibaldi, al quale il Papa aveva dato l'incarico di correttore e provvisore (giudice) di tutti loro. Il capitolo di fondazione dell'Ordine venne celebrato a Roma nel marzo del 1244, sotto la presidenza del citato cardinale Riccardo degli Annibaldi e con l'assistenza di due Cistercensi. L'assistenza dei Cistercensi è una prova che la riunione si celebrò sotto l'ispirazione del c. 12 del Concilio Lateranense IV, che ordinava di chiamare come esperti nel primo capitolo due abati dei Cistercensi più vicini, dato che essi possedevano una larga esperienza nella celebrazione dei capitoli. Assistettero gli abati di Fàlleri Novi e Fossanova. Era stato disposto che ogni casa di eremiti mandasse uno o due delegati. La fondazione in tal modo era fatta.

A un primo esame, potrebbe sembrare che sia stato Innocenzo IV a prendere l'iniziativa. Ma non fu così. Furono invece gli eremiti stessi, o almeno la maggioranza di essi (cfr. la bolla Cum vos del 26 marzo 1244), a chiedere al Papa la Regola di s. Agostino (cfr. la bolla Cum a Nobis del 28 marzo 1244, e la Pia desideria del 31 marzo 1244, come pure la Cum a Nobis del 15 febbraio 1254) e di organizzarsi in Ordine. Il Papa tracciò la fisionomia dell'Ordine in vari documenti. La concretizzò sufficientemente nello stesso marzo 1244. Nella bolla Vota devotorum del giorno 23, indica il carattere apostolico dell'Ordine. In risposta alle aspirazioni dei Fratelli, concede loro che quelli che sono sacerdoti possano, con il permesso dei vescovi e dei parroci rispettivi, confessare tutti coloro che lo chiedano e "proporre ai popoli la parola di Dio attraverso coloro ai quali il Signore delle virtù aveva concesso la scienza e la grazia della predicazione". il Papa spedì nuovamente questa bolla il 22 aprile. Il carattere contemplativo restava come una nota ben determinata dell'ansia che aveva spinto i suoi membri a ricercare Dio in una certa solitudine, realizzata nell'ambito di una fraternità comunitaria. Nella bolla Cum a nobis, del 28 marzo, il Papa confermò con autorità apostolica la assoluzione che aveva impartita loro il cardinale Riccardo degli Annibaldi, di osservare l'ordine di vita di s. Benedetto o qualsiasi altro che avessero professato prima che il Papa avesse loro concesso di osservare, per sempre, la Regola di s. Agostino.

Il giorno 31, il Papa stabilisce che essi devono seguire sempre la Regola di s. Agostino, che ha concessa dietro loro richiesta, e che devono celebrare l'Ufficio divino secondo le "costumanze della Chiesa romana, come avevano scelto essi stessi" (cfr. Pia desideria, 31 marzo 1244). Negli undici anni che seguono, vengono loro indirizzate, o almeno si riferiscono a loro direttamente, ben 38 bolle che hanno qualche interesse per tutto l'Ordine o per una parte considerevole di esso. Alcune di tali bolle possiedono un valore speciale. Emerge il grande privilegio costituito dalla bolla Religiosam vitam (26 aprile 1244). E' sostanzialmente la bolla del medesimo titolo concessa pure ad altri Ordini religiosi. E' come una conferma dell'istituto. Il Papa riceve sotto la protezione di s. Pietro e sua, le case del nuovo Ordine. Conferma l'osservanza o genere di vita (Ordo canonicus ... secundum ... beati Angustini Regulam) stabilito in tali case. Lo stesso fa per le proprietà presenti o future: dichiara esenti dalla decima i suoi campi e i pascoli per gli animali. Assicura loro la libertà di ammettere nell'Ordine chierici e non chierici (laici) e regolamenta la stabilità della professione. Proibisce ai vescovi e a qualsiasi altra persona di portarli in giudizio, di utilizzarne le case per riunioni di qualsiasi genere e la intromissione nella elezione e la cessazione dei priori, sempre che nel loro svolgimento non vadano contro le norme dell'Ordine. Prosegue facendo loro varie altre concessioni. Finalmente, conferma le libertà e immunità già concesse alle loro case da altri Pontefici romani. La bolla era indirizzata "ai diletti figli, il priore e i fratelli eremiti presenti e futuri, che abitano in Tuscia e professano la vita regolare". Coloro che stavano avviando fondazioni in altri territori, dovettero sentirsi esclusi. Per rimediare alla situazione, con la bolla Ut eo liberius (25 settembre 1245), il Papa estende a tutto l'Ordine le facoltà, le grazie e i privilegi concessi a quelli che vivevano in Tuscia. Ciò nonostante, in data 31 marzo 1253, vuole inviare pure una copia della Religiosam vitam "al Priore e ai Fratelli eremiti, che si trovano nelle parti oltre-montane".

Con bolle omonime, Alessandro IV rinnova loro, nei giorni 25 giugno e 20 luglio 1255, l'estensione delle facoltà, grazie e privilegi concessi da Innocenzo IV con la bolla Ut eo liberius. La stessa cosa fa il 30 luglio 1255 con la bolla Religiosam vitam, che il suo predecessore aveva indirizzata a quelli della Tuscia. Il 9 dicembre dello stesso anno, la spedisce direttamente "al Priore e ai Fratelli eremiti che si trovano in Germania". In realtà, la protezione della S. Sede fu molto generosa con loro durante tutti questi anni, consentendo ad essi di superare le difficoltà che sorgevano a ogni passo. Innocenzo IV chiese e comandò, in data 11 maggio 1244, alla gerarchia ecclesiastica di aiutarli, difendendoli con le dovute censure da coloro che si fossero opposti alla esecuzione delle clausole del grande privilegio contenuto nella bolla Religiosam vitam (cfr. Pium fore).

Alessandro IV ripetutamente, il 15 e il 30 luglio 1255, li raccomanda ad arcivescovi e vescovi, ordinando loro di non molestarli, come alcuni avevano fatto, e di rispettare i privilegi e le grazie che la Santa Sede ha concesso loro, poiché "senza un clima di pace e di tranquillità, non si può rendere il culto all'Autore della pace" (Odore suavi).