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Agostino vescovo
GLI STUDIA DEGLI AGOSTINIANI
di Balbino Rano
Gli studi furono indubbiamente una delle prime questioni sulle quali l'Ordine agostiniano dovette riflettere, dato che, fin dalla sua origine, molti dei suoi membri erano sacerdoti e si dedicavano all'apostolato pastorale. Dovettero pensare inoltre alla formazione di nuovi candidati. Non è possibile conoscere con una certa precisione la legislazione dell'Ordine sugli studi fino al periodo 1281-90. Non vi è il minimo dubbio che il cardinale Riccardo degli Annibaldi dovette lanciare con efficacia l'Ordine in questo campo. L'Ordine apprezzò in maniera particolare coloro che prendevano titoli accademici e li collocò nei posti più prestigiosi. Nel 1259 il padre generale Lanfranco da Milano comprò a Parigi una casa per gli studenti, che cominciò a funzionare fin dal 1260 circa. Uno dei primi che vi abitarono fu il grande teologo Egidio Romano, che per qualche tempo fu alla scuola di s. Tommaso d'Aquino. Nel 1285, primo nell'Ordine, Egidio divenne Maestro di Teologia. Egli aveva scritto già diversi libri. La sua fama nell'Ordine era tale, che il capitolo generale di Firenze (1287) lo dichiarò guida degli studenti e degli studiosi dell'Ordine, sia per le opere che già aveva scritto che per quelle che avrebbe preparato in futuro (cfr. Anal. Aug 2 [1907-08] p. 275). Come professore all'università di Parigi, Egidio Romano venne considerato il migliore della sua epoca. Il suo prestigio e il suo influsso aiutarono molto l'Ordine non solo in Francia, ma anche in Inghilterra e in Belgio. L'Ordine gli conferì grandi responsabilità e pose una grande confidenza in lui. Nel 1292 venne eletto priore generale. In seguito scrisse all'Ordine una lettera, nella quale si dice ai provinciali: "Conservate e anzi accrescete con tutta la vostra energia anche gli studi di teologia, poiché conviene che attraverso di essi, insieme con l'osservanza regolare, il nostro Ordine cresca con umiltà" (cfr. AnalAug, ivi, p. 337). Nel 1295 venne creato arcivescovo di Bourges da Bonifacio VIII. Morì nel 1316. "La sua produzione letteraria - dice D. Gutiérrez - può essere paragonata per estensione e varietà soltanto con quella dei tre maggiori dottori del secolo d'oro della Scolastica, sant'Alberto Magno, san Tommaso e san Bonaventura, e per i suoi commenti aristotelici e l'opuscolo De erroribus philosophorum - scritto intorno al 1270 - il suo nome è l'unico che possa essere messo accanto a quello di sant'Alberto Magno e dell'Angelico in tutta la storia dell'aristotelismo cristiano. Infine, Egidio influì per quest'ultimo aspetto anche nella diffusione della scienza con il più noto dei suoi libri, il De regimine principum - tradotto in breve tempo nelle principali lingue d'Europa, ivi incluso l'ebraico - nel quale esorta i re a moltiplicare nei loro domini i centri di insegnamenti e a procurarsi uomini di scienza che la comunichino ai loro vassalli, "se vogliono meritare il nome di re e non di tiranni" (Anal. Aug 33 [1970] p. 81).
Fu inoltre Egidio che compose la preghiera "Anima Christi, sanctifica me", attribuita a scrittori spirituali posteriori. A partire da Egidio, cresce il numero di coloro che ricevono i gradi accademici. Non è strano questo, dato l'interesse che l'Ordine poneva per le case di formazione, fondando sedi di studi provinciali e generali. Nel 1287-90 venne inserita nelle costituzioni dell'Ordine, parlando del p. generale, la seguente esortazione: "Provveda poi con cura come sia possibile continuare gli Studi (ossia le case di formazione o di studi), nei quali sta il fondamento dell'Ordine, con sollecitudine in tutto l'Ordine, e soprattutto come gli Studi generali possano essere nutriti nel fervore e nell'assiduità dello studio, e coloro che sono atti allo studio nelle singole province dell'Ordine vengano incoraggiati" (c. XL, ed. I. Aramburu, n. 433, p. 139). Nel capitolo generale celebrato nel 1324 a Montpellier (Francia), si comanda con parole ammirevoli di conservare le biblioteche come un tesoro: "Poiché la nostra Religione per la promozione, lo stato e l'onore non possiede un tesoro più caro dei libri adatti per lo studio, definiamo e ordiniamo che tutti i libri appartenenti alla libreria comune di ciascun convento vengano conservati senza alcuna sottrazione" (Anal. Aug 3 [1909-10] p. 468). I priori generali da Egidio in poi vengono eletti in buon numero tra i grandi studiosi e autori di importanti opere teologiche o filosofiche. Celebri sono i padri Alessandro da S. Elpidio (1312-26), Guglielmo da Cremona (1326-42), Tommaso da Strasburgo (1345-57), Gregorio da Rimini (1357-58), Ugolino da Orvieto (1368-71), Bonaventura da Padova (1377-78), Agostino Favaroni da Roma (1419-31), Guglielmo Becchi da Firenze (1460-70), Egidio da Viterbo (1507-18), Gerolamo Seripando (1539-51), Taddeo da Perugia (1570-81), Fulgenzio Bellelli (1726-33), e altri. E' stato scritto talvolta che già dai sec. XIII-XIV si registrò una grande tendenza nell'Ordine contro gli studi. Tale affermazione è priva di fondamento. Sono stati indicati come rappresentanti di tale tendenza il beato Simone da Cascia e l'inglese Guglielmo Flete. In realtà, questi autori non furono mai contro gli studi. Ciò che essi condannavano erano le ambizioni legate ai gradi accademici, la perdita di tempo in sottigliezze scolastiche e il culto che credevano reso in forma eccessiva alla filosofia scolastica. Essi furono anzi studiosi esemplari.
L'atteggiamento del beato Simone da Cascia appare ben chiaro in una lettera del 21 aprile 1342, scritta al giovane agostiniano Bartolomeo da Settimo di Pisa in occasione della sua professione: "Cerca la dottrina sana, evita le vanità. Dedicati con fede allo studio delle cose divine, praticale con amore, leggi la storia del Verbo Incarnato. Leggi con grande attenzione le lettere apostoliche. Ti darà infatti il Signore intelligenza per queste cose. Dedica il tuo tempo di sollievo alle scritture agiografiche. Nutri la tua anima più con le discipline cristifere e apostoliche che con quelle aristoteliche. La disciplina di Cristo ti ammaestri. La sua disciplina ti diriga a lui fine di tutti" (N. Mattioli, Il beato Simone Fidati da Cascia ... e i suoi scritti editi e inediti, Roma 1898, p. 349). Guglielmo Flete scrive al provinciale d'Inghilterra: "Ordinate inoltre ai priori che nessun fratello rimanga ozioso; coloro che non sono adatti alla predicazione o allo studio, facciano con le mani qualche buon lavoro" (Anal. Aug 18 [1941-42] p. 320). Senza dubbio è ammirevole vedere come questi due e altri autori agostiniani che seguivano sotto vari aspetti le tendenze degli Spirituali sappiano raccogliere i punti e gli aspetti positivi senza cadere in sottigliezze contro l'obbedienza e l'autorità. I principali centri di formazione erano gli "Studia generalia Ordinis". Il primo fu quello già citato di Parigi, che restò il principale almeno fino al secolo XVII; altri studi importanti vennero fondati a Bologna, Padova, lo "studium curiae", Firenze, Cambridge, Oxford. I periodi nei quali si può suddividere la storia dell'Ordine per quel che si riferisce agli studi sono i medesimi che abbiamo indicato parlando della espansione dell'Ordine.
Gli Studia fino al 1357
Nel primo, che va fino al 1357, oltre a quelli già citati come priori generali famosi per le loro pubblicazioni, debbono essere ricordati Giacomo da Viterbo, discepolo di Egidio Romano e uno dei suoi successori sulla cattedra universitaria di Parigi. E' particolarmente importante il suo De regimine christiano, scritto intorno al 1301-02, che viene considerato il primo trattato De Ecclesia. Esso s'inserisce nella serie di scritti che vennero fatti dagli Agostiniani nella prima parte del secolo XIV sulle relazioni tra la Chiesa e lo Stato. Già verso il 1301, Egidio Romano aveva scritto la non meno conosciuta De ecclesiastica potestate. Egidio esercitò un influsso grandissimo sull'Unam sanctam di Bonifacio VIII. A questi due si aggiunge, con non minore importanza, Agostino da Ancona († 1328), con la sua grande opera Summa de potestate ecclesiastica, che viene considerato il primo trattato De Romano Pontifice. Egidio e Giacomo difendono i diritti di papa Bonifacio VIII contro Filippo il Bello, re di Francia; Agostino d'Ancona, quelli di Giovanni XXII contro Ludovico il Bavaro. Poco dopo, interviene Guglielmo da Cremona († 1356) con la sua Reprobatio sex errorum sive de auctoritate apostolica.
E' stato detto che questi autori difendono una teocrazia oltranzista; si può dire, senza volerli giudicare esenti da taluni eccessi, che, esaminata attentamente la loro dottrina e considerata l'importanza che concedono alla grazia, la loro posizione si mantenga abbastanza nel giusto. Tra i padri generali conviene evidenziare come teologi anche Tommaso da Strasburgo (†1357) e Gregorio da Rimini (†1358): quali superiori, uno conclude la prima epoca e l'altro apre la seconda, però in quanto teologi appartengono entrambi alla prima. Tommaso da Strasburgo esercitò un grande influsso con il suo prezioso commento In quattuor libros Sententiarum, "conservato in molti manoscritti e in varie edizioni, nel quale ci lasciò il corso teologico più completo, più uniforme e più apprezzato di quanti produsse la scuola agostiniana prima di Gianlorenzo Berti († 1766)" (D. Gutiérrez, Anal. Aug 33 [1970] pp. 97s). Gregorio da Rimini fu forse l'agostiniano che fino ad allora seguì più da vicino sant'Agostino per la teologia; una delle sue opere migliori è il commento Super primum et secundum Sententiarum. Solo attraverso un grave disconoscimento della sua dottrina egli è stato qualificato come tortor infantium, poiché avrebbe condannato alle pene eterne i bambini che muoiono senza il battesimo: niente di ciò; Gregorio espone le due sentenze e non si pronuncia per nessuna delle due.
E' stato detto che egli fu "antesignanus nominalistarum" (antesignano dei nominalisti): non si riscontra alcun nominalismo in lui; anzi, i suoi stessi contemporanei lo ritennero contrario ai nominalisti. "La verità è che egli è uno dei grandi teologi del secolo XIV, e se gli si vuole attribuire la gloria più appropriata, Gregorio è uno dei migliori conoscitori di s. Agostino di ogni tempo" (D. A. Trapp, Gregorio de Rimini y el nominalismo, in August. 4 [1964) p. 5). Com'è noto, in questo periodo, gli autori erano allo stesso tempo quasi sempre filosofi e teologi. Tuttavia, occorre indicare come filosofo soprattutto l'agostiniano spagnolo Alfonso Vargas da Toledo (†1366). Egli è una grande personalità per diversi motivi: fu uno dei migliori collaboratori del cardinale Egidio de Albornoz nel governo dello Stato pontificio; divenne arcivescovo di Siviglia. Su di lui valga il giudizio che ne dà il gesuita padre Urraburu: "Tanto nel suo trattato de Anima come nei suoi commenti sul I libro delle Sentenze, si manifesta una intelligenza superiore e desta invidia il suo stile sobrio, ordinato, vigoroso e più chiaro dell'acqua. Se avessi potuto vedere il suo trattato de Anima mentre stavo scrivendo la Psicologia, più di una volta lo avrei citato elogiandolo.
Se Dio vorrà che possa redigere la storia della filosofia, vi si potrà sottolineare questo scrittore che è tanto meritevole ed è un vero peccato che egli sia così sconosciuto" (Ciud. Dios 177 [1964] p. 224). La stessa cosa avviene per gli autori di vita spirituale. Tuttavia, forse tre dei rappresentanti più caratteristici di questa epoca sono Enrico da Friemar (†1340), uno dei migliori rappresentanti della mistica tedesca medievale; il beato Simone da Cascia († 1348) e il padre Ermanno da Schildesche († 1357). Le opere del beato Simone, L'ordine della vita cristiana e il De gestis Domini Salvatoris, hanno esercitato un grande influsso sulla spiritualità, rilevabile particolarmente in santa Caterina da Siena e in molti altri autori. Ermanno da Schildesche lasciò una chiara e profonda conoscenza della vita spirituale soprattutto nel Claustrum animae. E' interessante sottolineare che egli, in contrasto con la tesi di san Tommaso d'Aquino, sostiene che il voto specifico della vita religiosa è il voto di castità.
Gli studia dal 1351 al 1539
Il periodo 1351-1539 è invece un'epoca di decadenza. Esso tuttavia comincia molto bene, poiché sono ancora viventi diversi dei grandi teologi e altri scrittori del periodo anteriore, alcuni dei quali abbiamo più sopra ricordato. Durante questo periodo e già negli ultimi anni dell'anteriore, abbonda la corsa ai titoli o gradi proprio per ambizione e vanità e onde godere di certi privilegi che in gran parte avrebbero dovuto essere eliminati, in quanto erano in contrasto con la vita fraterna agostiniana. Durante il periodo 1350-80, furono tanti i teologi usciti dalle file agostiniane, che, secondo Hurter (Nomenclator litterarius, IV, Innsbruck 1892, p. 507), sembra che debba essere riconosciuto appunto all'Ordine agostiniano il primo posto. Francesco di Biancozzo de' Nerli, agostiniano, fu il primo che conseguì il dottorato nella facoltà teologica di Firenze. Nell'organizzazione dell'università teologica di Bologna, inaugurata il 2 giugno 1364, esercitò un grande influsso l'agostiniano Ugolino da Orvieto († 1374): fu lui il principale redattore degli statuti della nuova facoltà, e fissò il suo indirizzo scientifico. Con lui collaborò il padre Bonaventura da Padova, il quale, già cardinale, fu uno dei tre incaricati da Urbano VI di riformare o adattare i primi statuti per altre università italiane. Ugualmente agli statuti della medesima facoltà nell'università di Vienna prestò la propria collaborazione l'agostiniano Leonardo da Carinzia, che appare tra i firmatari del 1380. Uno dei primi professori dell'università di Praga fu il padre Nicola da Laun. Merita di essere citato pure Stefano d'Ungheria, professore a Gran, vescovo di Nytria e arciv. di Kalocsa (1350-82). Prima di lui, l'Ordine aveva già avuto un grande professore ungherese, il padre Alessandro d'Ungheria.
Data la levatura di entrambi, è stato possibile affermare che, nei primi tempi del sec. XIV, furono gli Agostiniani i principali rappresentanti della teologia in Ungheria. Gyso da Colonia e Nicola da Neuss presero parte alla fondazione della facoltà di teologia nell'università di Colonia, in cui furono professori. Gli Agostiniani proseguirono per molto tempo l'insegnamento nei centri universitari che abbiamo citati per il periodo precedente ed ebbero buoni professori universitari in Spagna: Bernardo Olivèr († 1348), Martino da Cordoba e Jaime Pérez da Valenza († 1490). Altri teologi meritevoli di nota in questo periodo sono: Giovanni Clencot († 1375), Giovanni Hiltalinger da Basilea († 1392), i cui commenti alle Sentenze sono una vera enciclopedia teologica, Tommaso Winterton († 1392), Roberto Hardeby († 1398), Giovanni Zaccaria († 1428), Paolo Veneto († 1429), grande filosofo, Agostino Favaroni da Roma, forse il principale teologo, Bartolomeo Arnoldo da Ussigen († 1532), che scrisse con brillantezza contro Lutero e seguaci, Egidio Canisio da Viterbo († 1532), che divenne generale dell'Ordine e cardinale ed esercitò un grande influsso nel Concilio Lateranense V, sul quale provocò una profonda impressione il suo discorso in cui pronunciò la frase famosa: "Homines per sacra immutari fas est, non sacra per homines: è necessario che gli uomini vengano riformati dalla religione e non la religione dagli uomini". Dionisio Vàzquez († 1539) fu il primo professore di Sacra Scrittura nell'università di orientamento umanista di Alcalà (Madrid): egli era molto esperto in filologia e patrologia. Già nell'ultima parte del periodo precedente, era sorta tra gli Agostiniani italiani una forte corrente umanistica.
Essi furono forse i frati maggiormente amici di Petrarca, sulla cui vita influirono non poco, come pure sul Boccaccio. Quest'ultimo s'imbatté nell'agostiniano Martino da Signa († 1387), suo confessore e padre spirituale, che lo portò a una morte degna. Fu tale la gratitudine del Boccaccio verso di lui, che lo lasciò crede della propria biblioteca ed esecutore delle sue ultime volontà. Tra gli amici di Petrarca, e umanisti essi stessi, occupano un posto speciale Dionigi da Borgo San Sepolcro (†1342), Bartolomeo da Urbino († 1350), autore del celebre Milleloquium S. Augustini, già iniziato da Agostino d'Ancona, Giovanni Cocci († 1364), Luigi Marsili (†1394), animatore del gruppo umanistico di Firenze, e il già citato padre generale dell'Ordine e cardinale Bonaventura da Padova, che pronunciò l'elogio funebre al funerale del Petrarca. Altri umanisti insigni di questo periodo furono l'italiano Andrea Biglia († ca 1435), il francese Giacomo Legrand († 1414-15) e Ambrogio Calepino (†1511), che divenne immortale con il suo Dictionarium septem linguarum, che ha fatto sì che in diverse lingue il suo cognome di "Calepino" sia divenuto sinonimo di "dizionario".
Gli Studia dal 1539 al 1785
Con l'inizio del periodo successivo 1539-1785, viene avviato un particolare sforzo di rinnovamento degli studi, grazie all'energia e all'attività dinamica del grande padre generale Gerolamo Seripando († 1563), il quale fu inoltre uno dei maggiori teologi ed esegeti che l'Ordine agostiniano abbia posseduto; oggi, è indubitato che egli fosse il migliore teologo del Concilio di Trento. Nel corso del suo generalato (1539-51) emanò ottime disposizioni relative agli studi e li promosse egli stesso personalmente in occasione delle visite che fece alle province d'Italia, Francia, Spagna e Portogallo durante gli anni 1539-42, raccomandando con insistenza che si seguissero gli autori della scuola agostiniana, specialmente Egidio Romano. La sua opera venne proseguita in maniera particolare dal suo eminente discepolo Taddeo da Perugia, che fu generale dell'Ordine durante gli anni 1570-81. Considerevole influsso esercitò l'Ordine all'università di Salamanca, nella quale ebbe allo stesso tempo fino a quattro professori. Quando venne fondata la prima università di America in Messico (1553), ebbe un notevole ascendente l'agostiniano Alonso de la Vera Cruz, che ne può molto facilmente venir considerato il fondatore intellettuale; a lui venne affidata la cattedra di esegesi biblica. Morto nel 1584, fu sua la prima opera di filosofia pubblicata in America.
In questo tempo, gli Agostiniani fondarono in America alcune università: una a Quito (1586) e un'altra a Bogotà (1694). Una specie di collegio universitario fu quello di s. Ildefonso di Lima. In Spagna, nelle isole Canarie, venne fondata l'università de La Laguna (1744). Tra i teologi principali, oltre a quelli già ricordati, vi sono: Giovanni Hoffmeister († 1547), Cristoforo da Padova († 1569), Lorenzo de Villavicencio († 1583), Gaspare da Casale († 1584), Luigi de Leòn († 1591), uno dei migliori teologi spagnoli ed eccellente esperto di Sacra Scrittura: speciale ricordo merita la sua opera I nomi di Cristo; Pietro de Aragòn († 1592), Giovanni de Guevara († 1600), il portoghese Egidio della Presentazione († 1626) Agostino Antolinez († 1626), Basilio Ponce de Leòn († 1629), che esercitò un influsso dominante nella formulazione della dottrina sulla grazia nella scuola agostiniana; Bartolomeo de los Rios († 1652), il teologo della schiavitù mariana; Agostino Gibbon († 1676), Cristiano Wolf (o Lupo: † 1681), Enrico Noris (†1704), Enrico Nicola Gavardi († 1715), Bernardo Desiderant († 1725), Pietro Manso († 1736), Fulgenzio Bellelli († 1742), Gianlorenzo Berti († 1766), Enrico Flòrez († 1773), Giordano Simon († 1776), ecc. Tra i filosofi merita un ricordo particolare il padre Diego de Zùñiga († 1599 ca); M. Solana ha detto di lui: "Fra Diego de Zùñiga può essere chiamato il Vives della Scolastica spagnola alla fine del secolo XVI" (Historia de la Filosofia española, III, Madrid 1941, pp. 221-60). Abbondante è il numero di coloro che si dedicarono in maniera particolare alla spiritualità: san Tommaso da Villanova († 1555), il suo discepolo il b. Alonso de Orozco († 1591), Luigi Montoya († 1569), il portoghese Sebastiano Toscano († 1580 ca), Tommaso di Gesù o Andrada († 1582), Giovanni Nicola Chiesa († 1782), ecc. Emerse nella trattazione di questioni liturgiche G. M. Cavalieri († 1757).
Gli Studia dal 1785 al 1880
Il periodo 1785-1880 è caratterizzato, invece, da una grande decadenza, benché non mancassero neppure in esso grandi teologi e scrittori di altri temi e anche professori universitari. Conviene citare: l'orientalista Antonio Agostino Giorgi († 1797), Michelangelo Marcelli († 1804), JF. Sidro Villarroig († 1816), Engelberto Klüpfel.(† 1811), e altri.
Gli Studia dopo il 1881
Il periodo che inizia con il 1881 ha molto promosso gli studi. In Spagna influì grandemente il padre Tommaso Càmara, in seguito vescovo di Salamanca e uno dei migliori promotori degli studi nella Chiesa spagnola; morì nel 1904. Tra i suoi discepoli vi fu il padre Onorato del Val († 1910); eminente patrologo fu il padre Antonio Casamassa († 1955). Come filosofo merita di essere citato il p. Marcellino Arnaiz († 1930), discepolo del card. Mercier. Meritano anche una menzione speciale i teologi e orientalisti card. Agostino Ciasca († 1902) e A. Palmieri († 1927). Buon patrologo e storico fu il padre Angelo C. Vega († 1972). Nei primi tempi di questo periodo, lo studio fu avviato principalmente verso le scienze non ecclesiastiche. Vennero fondati molti collegi. Le stesse università proprie dell'Ordine, quella di Villanova negli Stati Uniti, quella di Villanueva a Cuba e quella di Iloilo nelle Filippine, ne hanno conservato l'impronta. Per le scienze ecclesiastiche merita di essere notata la erezione pontificia dell'Institutum Patristicum Augustinianum, avvenuta il 25 luglio 1969, con sede a Roma.
La scuola agostiniana
La scuola agostiniana, come si è visto, è iniziata con Egidio Romano: discepolo di san Tommaso, egli ebbe molto di tomismo e di aristotelismo; tuttavia, l'influsso di sant'Agostino appare profondo. Fu in questo senso che la scuola andò perfezionandosi e già lo stesso Giacomo da Viterbo rifletteva un agostinismo più intenso. Essendo san Tommaso un grande conoscitore di sant'Agostino, non è strano che gli autori agostiniani si rifacciano a lui con frequenza. In ogni caso, il principio ispiratore fu ed è sempre stato in forma principale sant'Agostino. Nella scuola agostiniana, si riconosce un triplice primato: primato di Cristo, primato dell'amore e primato della grazia. Gli Autori danno la preminenza alla volontà, pur senza difendere alcun volontarismo morboso. La teologia, più che speculativa o pratica, è affettiva: il suo fine è Dei dilectio. Difendono l'ansia innata di possedere Dio, poiché siamo stati costituzionalmente fatti da Dio con questa ansia o appetito.
La scuola è stata caratterizzata inoltre dall'orientamento positivo dei suoi studi: scritturistici, patristici, e altri. In questo contesto ci siamo ridotti a parlare quasi unicamente degli studi teologici e filosofici. Talvolta, abbiamo indicato qualcosa sugli studi relativi ad altre materie, come nel caso dell'umanesimo soprattutto nel sec. XIV. Quanto alla storia, basti ricordare Onofrio Panvinio († 1568), che influì moltissimo sullo sviluppo dell'archeologia cristiana e della storia ecclesiastica. Quanto alla storia ecclesiastica, occupano un posto eminente il tedesco Sisto Schier († 1772) e soprattutto il p. Enrico Flòrez († 1773), autore della monumentale España Sagrada, proseguita poi da alcuni suoi discepoli. Vi sono stati tra gli A. importanti letterati, come fra Luigi de Leòn, denominato pure il principe del rinascimento spagnolo; Pietro Malòn de Chaide († 1589), Diego Gonzàlez († 1794); il portoghese Giuseppe Santa Rita Durāo († 1784), autore del celebre poema Caramuni; il peruviano Fernando Valverde († dopo 1657).
Il padre Giulio Accetta († 1752) fu professore di matematica nell'università di Torino e membro della accademia delle scienze di Parigi. Il padre Domenico Giuseppe Engramelle († 1781) fu inventore e grande uomo di scienza: promosse l'arte dell'insegnamento ai sordomuti. Il padre Emmanuele Bianco († 1845) è autore della monumentale Flora de Filipinas. Però l'uomo di gran lunga più famoso nel campo scientifico tra gli Agostiniani è il padre Giovanni Gregorio Mendel († 1884), che esercitò un così vasto influsso con le sue leggi sull'ereditarietà. Egli rese celebre in tal modo la sua abbazia di Brno (Cecoslovacchia).