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lettera V  a Antonio di Donato

Immagine di Petrarca in un ritratto di Altichiero del 1376 a Padova

Immagine di Petrarca in un ritratto di Altichiero del 1376 a Padova

 

 

LIBRO DECIMO TERZO

LETTERA V

AD ANTONIO DI DONATO APPENNINIGENA

 

Litterulam tuam

 

Loda Donato suo padre, e gli dà buoni consigli.

 

 

 

 

Ho ricevuto, mio caro figlio, la tua letterina e con essa il regaluccio di quelle pere, a cui le simili non può produrre che sola l'Italia a buon diritto chiamata da Virgilio gran madre delle frutta. Dell'una e dell'altro io ti sono gratissimo: ma non voglio che tu ti prenda questi fastidi per me. Vuoi forse metterti sulle orme del padre tuo, che per amor mio si spoglierebbe di tutto che ha e che non ha? Per vero dire tu non hai nulla di meglio a fare che seguire in tutto e per tutto il padre tuo, alla cui scorta non ti sarà mai possibile deviare dal sentiero della virtù. Cotal padre ti fu sortito, che tu nella età tua non sei capace ancor di conoscerlo. Ma lo conoscono gli altri, ed io più che tutti.

A lui dunque ti porgi seguace, ossequioso, obbediente, fedele, e tieniti sicuro di arrivare a buon porto. Né ti rattenga il pensare ch'ei non è medico, né cicalone dialettico di quelli ond'è pieno il mondo, che di veri filosofi è poverissimo. Ben egli saprà medicare le passioni della tua giovinezza, e sterpando gli errori che facilmente si apprendono alle menti giovanili, infondere nella tua le massime e le sentenze del giusto e del vero. In una parola tuo padre è buono, è letterato, è prudente, è l'uomo che Orazio direbbe in ogni parte perfetto: e ti ama d'amore più che paterno, sebbene a torto talvolta tu te ne lasci avere alcun dubbio: perocché le carezze e le smorfie né si convengono ai padri, né tornano in pro de' figliuoli.

Tutto ciò non ostante, mentre nel resto io desidero che tu lo imiti, in questa bisogna del regalare vorrei che tu non lo facessi: ché il farlo né alla tua condizione si addice, né all'età. Bada ora a studiare, e con fermo proposito di riuscita levati in alto sulle ali dell'ingegno, e il padre tuo sforzati non pur di seguire, ma di sorpassare nel volo. Brama pur egli che tu lo vinca.

Lunga è la strada che tu devi percorrere: non v'è tempo da perdere, come il comico dice, o da starti colle mani in mano. Delle arti diverse a cui ti applicasti fa' di sceglier quell'una che più ti sia utile, e che alla natura ed al bene dell'anima tua tu conosca più espediente e più salutare. Da tutto il resto tieniti lontano come fosse veleno. Non credere che questo io ti dica senza ragione: ti parlo così perché molto ti amo, ed amo molto il padre tuo. Io conobbi buon numero di coloro che professano quelle arti, e fin dalla infanzia ho presa di loro esperienza. Codesta età tua molle e flessibile facilmente riceve qualunque impressione, e coloro hanno fra mani di molte spine, e lacciuoli, ed uncini di cui si valgono ad aggraffiare le anime deboli e sempliciotte, e ad allontanarle dalla pietà sotto il pretesto della scienza.

Molti sono i tranelli, molti gli aggiramenti sull'ingresso dei quali tu vedi scritto: questa è la strada che guida al tesoro della dottrina; e chi vi si mette non ad altro giunge che alla ignoranza del Creatore supremo. Lusinghiera è la via, ma orribile la mèta. Si promette la luce, e si trovano le tenebre: ed ahi! spesso incautamente per questo calle s'avvia l'anima giovanile per sua natura bramosa di apprendere, e credula ad ogni promessa. Conciossiaché negar non si possa esser negli animi di tutti noi, e specialmente di quelli che più svegliato sortirono l'ingegno, un innato desiderio d'imparare e di sapere, cui moderar si conviene col freno della ragione. Avvi di molte cose cui è somma sapienza l'ignorare.

Ma tutte quante sono le arti in sé contengono alcuna cosa di buono; ed è necessaria la discrezione ad usarne utilmente. Poni mente dunque, o figlio, ai primi passi, e guardati dall'entrare in una via, che ti conduca là d'onde non ti sia più possibile tornare indietro. Io mi confido nell'indole tua, che con accorgimento superiore all'età saprai distinguere il vero dalle vane apparenze ed appigliarti a quello ch'è solido e reale per guisa che tu ne tragga non l'arte vana di cianciare, disputando su cose da nulla, ma la scienza del vero e dell'onesto, e tale tu divenga quale e tuo padre, ed io, e tutti ti vogliono quelli che sinceramente ti amano. Mira a farti dotto, e se puoi, sii filosofo: ma tale non sarà mai che tu divenga se non ami la vera sapienza. Brami davvero esser sapiente, esser dotto? Sii devoto, cerca la scienza, ma più di quella la virtù; e più che Aristotele ascolta Cristo, senza la cui dottrina l'edificio che tu innalzi, per manco di fondamenta cadrà sfasciato in rovina. Averroè nemico di Cristo da te pure sia fuggito come nemico.

Abbi presente quel detto dei Salmi: Avvicinati alla pietra rimasero i loro giudici assorti, e vedi quello che ne dice Agostino. Finalmente persuaditi e tieni per fede che nulla di tutto questo io ti direi se molto non ti amassi, e non temessi molto per te: e credo potertelo dire non già perché io di te mi tenga più dotto, ma perché sono più vecchio. Quanto peraltro io ti ho scritto fa' di narrare, come prima tu possa, a quel dolcissimo amico mio ch'è il padre tuo. S'egli con me si conviene negli stessi consigli, e tu li segui: se fosse altrimenti, obbedisci tuo padre.

E statti sano.