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Rerum familiarium

 

Immagine di Francesco Petrarca

Immagine di Francesco Petrarca

 

 

RERUM FAMILIARIUM LIBRI

di FRANCESCO PETRARCA

 

 

 

I Rerum familiarium libri sono una raccolta di lettere in ventiquattro libri. Con tale raccolta, che contiene 350 lettere, Petrarca volle offrire una scelta consistente della propria corrispondenza in prosa.

Questi libri non comprendono tuttavia tutte le missive petrarchesche, dato che un centinaio scarso sono rimaste escluse. Queste ultime ci sono pervenute solo grazie alla tradizione mentre altre, in numero imprecisabile, sono andate perse. E' opinione comune che Francesco Petrarca abbia concepito questa raccolta dopo la scoperta, fatta a Verona nel 1345, di gran parte delle lettere familiari di Cicerone. Lo stesso Petrarca, nel proemio, ricorda apertamente l'episodio e il suo desiderio di riprenderne lo spirito letterario.

Nella realtà tuttavia, più che a Cicerone, Petrarca segue lo stile delle Familiares di Seneca. Le sue lettere a Lucilio hanno infatti un modesto valore informativo familiare e si presentano piuttosto come dei piccoli trattatelli monografici.

Diversamente dai suoi modelli classici Petrarca non si rivolge ad un unico privilegiato interlocutore, ma invia lettere a molti destinatari, il che gli permette di sviluppare con ampiezza di figure letterarie le sue conoscenze. Le Familiares petrarchesche si riferiscono ad un periodo che va dagli anni del soggiorno bolognese fino alla morte, nel 1361, del corrispondente Socrate. La sequenza delle lettere non segue, nella disposizione petrarchesca, un ordine esclusivamente cronologico, ma piuttosto la loro collocazione obbedisce a esigenze letterarie più che a motivazioni documentarie. La stessa disposizione interna delle lettere nei singoli libri sembra obbedire a un piano preordinato e studiato con accuratezza dall'autore. Bisogna anche aggiungere e precisare che diverse lettere hanno un carattere fittizio, in quanto sono state rielaborate nella stesura definitiva in tempi successivi alla prima scrittura. Per completezza d'informazione va anche evidenziato che alcune furono composte interamente ex novo, come certamente è il caso di molte delle lettere dei primi libri, fra cui vanno segnalate soprattutto quelle a Tommaso Caloiro. Quest'ultimo insieme di lettere ha generalmente lo scopo di coprire i vuoti dell'epistolario giovanile di Petrarca, e in qualche caso di anche di compendiare, tipo la lettera del Mont Ventoux, altri episodi sparsi.

Il carattere sostanzialmente fittizio della raccolta è sottilmente rivelato dal libro XXIV, che contiene lettere immaginarie da inviarsi a illustri scrittori antichi, che hanno animato la cultura petrarchesca, quali Cicerone, Seneca, Varrone, Quintiliano, Tito Livio, Asinio Pollione, Orazio, Virgilio, Omero. Queste epistole danno concretezza all'incontro con i classici che Petrarca amava vagheggiare ed hanno l'effetto di porlo più o meno esplicitamente sul loro stesso piano e senza soluzione di continuità con la loro opera. La lettera introduttiva delle Familiares venne vergata all'inizio del 1350 e il lavoro di cernita e di trascrizione proseguì sicuramente per vari anni. Per questo lavoro Petrarca si avvalse della collaborazione di alcuni copisti, tra cui, forse, Moggio Moggi.

La raccolta, che inizialmente era stata strutturata in dodici libri, andò progressivamente ampliandosi fino a raggiungere le dimensioni conosciute di 24 libri. Fu Giovanni Malpaghini, nel 1366, a concludere definitivamente la stesura dell'opera assegnandole la struttura che ancora oggi conosciamo.

 

 

Agostino santo: I 2, 13 ; II 1, 19 ; II 9, 8-11 ; II 9, 13-16 ; II 9, 20 ; IV 1, 32; IV 15, 3-4; IV 15, 8; IV 16, 3-5; VI 3, 23; VIII 6, 1-2; VIII 6, 4; X 3, 7 ; X 3, 55; X 4, 8; X 5, 4; X 5, 17; XIII 1, 14; XV 9, 10; XV 9, 14; XVI 14, 8; XVII 10, 12-13; XVII 10, 18-19; XVIII 2, 11; XVIII 3, 6-8; XVIII 5, 8; XIX 18,2; XIX 18,4; XIX 18, 7; XIX 18, 43; XXI 14, 12; XXII 10, 7 ; XXIV 6, 7.

Arca di S. Agostino a Pavia, XIX 18, 44.

De Civitate Dei: II 9, 8; 5, 9, XXI, 10, 23; 6, 2, XVIII 3, 6; XXIV 6, 5,; XXIV 6, 8; 6, 10, III 18, 5; 8, 1, XVII 1, 15; XVII 1,20; 8, 4, XIX 3, 27; 8, 8, XVII 1, 11-14; 9, 5, XII 2, 28; 9, 10, XXIII 5, 6; 11, 23-24, XVII 7, 19; 11, 28, X 5, 4; 13, 10, I 3, 2; 16, 17, XV 9, 5; 18, 22, XV 9, 6-9; 19, 1, X 5, 14; 19, 11-12, XIX 18, 4-6; 20, 4, XVII 1, 28; 22, 6, VII 2, 20, VII 2, 23

Confessioni, X 3, 56; 1, 2, X 3, 49; 1, 14, XVIII 3, 6; 1, 18, 29, XVI 74, 8; 2, 1, 1, IV 1, 20; 4, 7, II 9, 10; 5, 13, 23, XV 74, 32; 7, 9, 13, II 9, 10; 7, 10, 16, X 5, 30; 7, 17, 23, V 16, 4; 8, 1, 1, XXI 14, 11 ; 8, 5, 10, XXI, 14, 5-6, XXI 14, 9; 8, 5, 10, VI 4, 13; 8, 8, XVII 10, 23; 8, 8-9, XVII 10, 15; 8, 9, XVII 10, 19-20; 8, 9-10, X 5, 4; 8, 12, 29, IV 1, 30; 9, 6, 14, XIX 3, 8; 9, 7, 15, XIX 15, 3; 9, 8, 2, II 1, 19; 9, 32, XIII 1, 14; 10, 8, 15, IV 1, 27; 10, 32, 48, V 1, 26 donate da Dionigi da Borgo San Sepolcro a Petrarca, IV 1, 26; inviate da Petrarca al fratello Gerardo, XVIII 5.

Quaest. LXXXIII, 45, 2, III 8, 8.

In psalm., 36, 2, 14, VII 2, 19; 118, 2, 3, XVII 10, 11 ; 140, 19, XVII 1, 42-43; 143, 2, XVII 1, 26; 145, 7-8, V 18, 6; 147, 17, XVI 4, 6; inviate da Boccaccio a Petrarca, XVIII 3.

Epist., 73, 2, 5, IV 16, 4; 82, 4, 3, IV 16, 4.

De gratia Christi, 47, I 2, 14.

Retract., II 9, 13; XVIII 3, 7.

Serm., 105, 7, 9, XVII 4, 11-12; 190, 2, 2, XXI 8, 4; 346, 1, V 18, 6.

Sol., X 3, 56; 1 , 15, 27, III 15, 1, XXI 10, 12.

Vera rel., 3, 5, XVII 1, 21; 5, 9, XVII 1, 28; 7, 13, XVII 1, 18; 8, 14, XVI 4, 13-14; 16, 30, XVI 4, 7-8; 55, 112, II 9, 15; 55, 113, XVII 1, 18; 88, XXIV 1, 25.

Expositio epistolarum b. Pauli, collecta ex libris S. Augustini, compilazione di Floro di Lione, XVIII 3, 8.

Milleloquium S. Patris Augustini, compilazione di B. Carusio, VIII 6.